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10 Maggio 1774
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IL VENTENNE LOUISE-AUGUSTE SALE AL TRONO DI FRANCIA CON IL NOME DI LUIGI XVI:
Luigi XVI nasce a Versailles il 23 agosto 1754 dal delfino di Francia, il principe Luigi, e da Maria Giuseppina di Sassonia. Il nonno è il re Luigi XV, che il piccolo Luigi nel 1774 sostituirà sul trono di Francia. L'infanzia trascorre serena attraverso i cerimoniali di corte e l'istruzione dovuta ad un bambino del suo rango.
Il padre muore nel 1765 quando Luigi ha undici anni e nove anni dopo muore anche il nonno. Luigi ha vent'anni quando sposa Maria Antonietta d'Austria con la quale instaura un rapporto non facile, dovuto al suo disinteresse e alla sua apatia, che ne mostrano subito la fiacchezza di carattere. Il suo compito, delicato e complesso, in un'epoca di crisi economica lo mette di fronte a difficili decisioni che spesso non riesce a prendere.
http://biografieonline.it/img/bio/Luigi_XVI_di_Francia_3.jpg
Agosto 1774
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IL RE LUIGI XVI NOMINA CONTROLLORE GENERALE DELLE FINANZE IL FISIOCRATICO A.R.J.TURGOT:
Anne-Robert-Jacques Turgot (1727-1781) è stato un economista e filosofo francese di orientamento fisiocratico. Nell'agosto 1761 venne eletto intendente della genéralité di Limoges, che comprendeva alcune delle zone più subissate dalle tasse e le più povere di tutta la Francia. Poiché era seguace delle teorie economiche di Quesnay, cercò di applicarne i principi in queste province. La sua prima iniziativa fu istituire un nuovo catasto della regione, con lo scopo di stabilire una più equa tassazione, ottenendo una sostanziale riduzione fiscale della provincia. Una sua ulteriore riforma fu l'eliminazione dell'istituto della corvée con una tassa in moneta imposta su tutta la provincia, i cui ricavi vennero utilizzati per la costruzione e la manutenzione delle strade, permettendo così il progresso di vie di comunicazione che potessero incrementare il traffico di merci. Dal 20 luglio 1774 al 12 maggio 1776 fu Controllore generale delle Finanze durante il regno di Luigi XVI.
Dopo il ritiro dalla vita pubblica, si dedicò ai suoi studi e morì nel 1781.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c8/Anne_Robert_Jacques_Turgot.jpg
Settembre 1774
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VENGONO PRESENTATE AL RE RIMOSTRANZE DA PARTE DELLA CORTE DEGLI AUSILI DI PARIGI (PRESIDENTE DELLA MALESHERBES) SUGLI ABUSI DELLA NOBILTÀ TERRIERA E DEI FÉRMIERS.
Malesherbes: Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes (1721-1794) è stato un giurista e politico francese.
Nato da un'importante famiglia della nobiltà di toga, fu nominato sostituto del procuratore generale del parlamento di Parigi nel 1741. Successivamente diventò consigliere nel 1744, primo presidente della Corte degli ausili di Parigi e direttore della Biblioteca, cioè responsabile della censura reale sulle stampe, posizione di cui si servì per sostenere l′Encyclopédie.
Quando nel 1771 il Re Luigi XV soppresse i Parlamenti, per solidarietà con i suoi colleghi Malesherbes scrisse una protesta, per cui fu esiliato da Parigi. Dopo la morte di Luigi XV divenne segretario di stato alla Maison du roi. Il suo ingresso al ministero, con quello di Turgot, suscitò l'entusiasmo dell'opinione liberale, ma rapidamente sopravvenne la disillusione.
Malesherbes, in seguito alla caduta del suo amico Turgot, diede le dimissioni.
La Convenzione si ricordò di lui in pieno Terrore: fu incarcerato con la famiglia e ghigliottinato il 22 aprile 1794.
Ottobre 1774
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IL RE IGNORA LE RIMOSTRANZE DI MALESHERBES E REVOCA QUALCHE RIFORMA DI TURGOT, MA LO MANTIENE COME CONTROLLORE DELLE FINANZE.
Novembre 1774
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LUIGI XVI, PERSUASO DA QUALCHE CONSIGLIERE, CONVOCA IL PARLAMENTO DI PARIGI.
Parlamenti:
I Parlamenti, in Francia, erano antiche istituzioni giudiziarie, tribunali regi che giudicavano cause di particolare rilevanza e registravano gli editti del sovrano.
Luigi XIV aveva tolto loro ogni potere, ma dopo la morte del grande re, durante la reggenza di Filippo d'Orléans (1715-23), essi riacquisirono il diritto di avanzare rimostranze prima di registrare atti che non condividessero. Il re Luigi XV li aveva sciolti nuovamente nel 1771 e non erano più stati riconvocati fino alla sua morte, nel 1774.
Il loro parere era solo consultivo e il re poteva comunque imporre la propria volontà convocando particolari sedute del parlamento di Parigi (chiamate Lit de justice), ma di fatto i Parlamenti, nella seconda metà del secolo, tesero a trasformare le loro prerogative da giudiziarie in politiche, rivendicando in sostanza il diritto di giudicare la legittimità degli editti regi.
I tredici parlamenti (quello, potentissimo, di Parigi più i dodici provinciali), unitamente alle altre magistrature sovrane, costituivano un forte gruppo di pressione, formato in gran parte da una nobiltà di toga decisissima a difendere i propri privilegi fiscali e di ceto (come l'ereditarietà della carica).
Novembre 1774
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ALCUNI CONSIGLIERI SOLLECITANO IL RE A CONVOCARE IL PARLAMENTO DI PARIGI
Dicembre 1774
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PRIME RIFORME DI TURGOT :RIDUZIONE DELLE SPESE DEI MINISTERI,ABOLIZIONE DELLA “TAGLIA”,MAGGIORI CONTROLLI SULLA FERME GÉNÉRALE ,LIBERALIZZAZIONE DEL COMMERCIO DEI GRANI
Marzo 1775
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GLI SCARSI RACCOLTI PROVOCANO SOMMOSSE POPOLARI CONTRO LA LIBERALIZZAZIONE DEL COMMERCIO DEI GRANI (“GUERRA DELLE FARINE”)
Giugno 1775
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IL PARLAMENTO CHIEDE IL CALO DEL PREZZO DEL PANE; IL RE CEDE, ANCHE SE TURGOT É CONTRARIO.
Giugno 1775 - Settembre 1775
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NUOVE RIFORME DI TURGOT: RIDUZIONE DELLE SPESE DI CORTE, CONTROLLO DEI CONTRATTI DI APPALTO PER LA RISCOSSIONE DELLE TASSE, RIDUZIONE DELLE CORVÉES SIGNORILI.
Ottobre 1775
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SI LEVANO PROTESTE A CORTE (PARTITO DELLA REGINA) E IN PARLAMENTO.
Gennaio 1776
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TURGOT PRESENTA DUE NUOVI EDITTI:UNO SULLA SOSTITUZIONE DELLA CORVÉE REALE CON UNA IMPOSTA FONDIARIA;L’ALTRO SULLA SOPPRESSIONE DELLE CORPORAZIONI
Febbraio 1776
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IL PARLAMENTO, RICEVUTI GLI EDITTI, PRESENTA RIPETUTE RIMOSTRANZE.
12 marzo 1776
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IL RE REGISTRA I DUE EDITTI IN LIT DE JUSTICE.
Nel periodo precedente la Rivoluzione francese il lit de justice (letteralmente: letto di giustizia) era la seduta eccezionale di un Parlamento, presieduta dal Re di Francia, nella quale quest'ultimo poteva superare l'opposizione dello stesso Parlamento ad un atto legislativo o normativo, imponendone la registrazione e quindi la validità con il ricorso al proprio potere assoluto.
Il lit de justice poteva svolgersi in qualunque Parlamento, ma dopo il regno di Luigi XIII divenne in pratica una prerogativa del Parlamento di Parigi.
Il nome deriva dal fatto che il trono su cui sedeva il Re per la pronuncia delle sue decisioni di fronte al Parlamento era sormontato da un baldacchino del tutto analogo a quelli che sormontavano allora i letti dei nobili e delle persone altolocate.
Aprile 1776
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SCOPPIANO VIOLENTE PROTESTE DA PARTE DI NOBILI, CLERO E BORGHESIA CITTADINA.
Maggio 1776
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IL RE REVOCA GLI EDITTI E LICENZIA TURGOT.
1777 - 1788
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CI SONO TENTATIVI DI RIFORME DA PARTE DI VARI CONTROLLI DELLE FINANZE (NECKER, CALONNE, BRIENNE, ANCORA NECKER), TUTTI CON ESITI FALLIMENTARI PER LE RESISTENZE DEI CETI PRIVILEGIATI.
1778
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IL CONSIGLIO DEL RE DECIDE DI PRESTARE AIUTI MILITARI ALLE COLONIE AMERICANE IN GUERRA CONTRO L’INGHILTERRA.
17 Ottobre 1781
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VITTORIA DEI COLONI A YORKTOWN, CON L’AIUTO DEI FRANCESI: INDIPENDENZA AMERICANI.
http://www.insidethegame.it/wp-content/uploads/2012/07/ACIII-Flag.jpg
1789
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CONVOCAZIONE DEGLI STATI GENERALI
PRESA DELLA BASTIGLIA
ABOLIZIONE DELLE FEUDALITÀ DA PARTE DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE
PRIMA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO
RIFORMA AMMINISTRATIVA DEL REGNO
IMPOSTA FONDIARIA UNICA
ELEZIONE DEL PARLAMENTO (A SUFFRAGIO RISTRETTO)
Stati Generali: Nel Regno di Francia prima della Rivoluzione, gli Stati generali erano l’assemblea generale dei rappresentanti dei tre ordini o Stati (clero, nobiltà e ‘terzo Stato’). Furono convocati per la prima volta dal re Filippo il Bello il 10 aprile 1302 nella chiesa di Notre-Dame a Parigi. Le elezioni dei rappresentanti agli Stati generali procedevano attraverso una prima designazione di elettori locali (mediante gli Stati provinciali), i quali si riunivano nel capoluogo, elaboravano i cahiers de doléances (quaderni nei quali erano raccolte, per ciascun ordine, le lamentele e i voti da presentare al sovrano) ed eleggevano i deputati all’assemblea generale. Durante la convocazione, i tre ordini si riunivano separatamente per redigere un cahier unico basato su quelli provinciali e un solo deputato per ogni stato parlava nell’assemblea generale e nell’ordine: clero, nobiltà e terzo stato. Gli Stati poi si scioglievano senza attendere la risposta del governo del re.
http://www.skuola.net/news_foto/2015/rivoluzione-francese.jpg
1791
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TENTATIVO DI FUGA ALL’ESTERO DEL RE
CATTURA E DISTRUZIONE DEL RE
DICHIARAZIONE DI GUERRA CONTRA L’AUSTRIA
http://bmliterature.altervista.org/blog/wp-content/uploads/2015/03/re-fugge.jpg
1792
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CADUTA DELLA MONARCHIA IN FRANCIA-L’ANNO SUCCESSIVO IL RE VIENE GHIGLIOTTINATO.
http://www.telesanterno.com/wp-content/uploads/2011/01/Luigi-XVI-patibolo.gif
10 maggio 1774
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IL VENTENNE LOUISE-AUGUSTE SALE AL TRONO DI FRANCIA CON IL NOME DI LUIGI XVI:
Luigi XVI nasce a Versailles il 23 agosto 1754 dal delfino di Francia, il principe Luigi, e da Maria Giuseppina di Sassonia. Il nonno è il re Luigi XV, che il piccolo Luigi nel 1774 sostituirà sul trono di Francia. L'infanzia trascorre serena attraverso i cerimoniali di corte e l'istruzione dovuta ad un bambino del suo rango.
Il padre muore nel 1765 quando Luigi ha undici anni e nove anni dopo muore anche il nonno. Luigi ha vent'anni quando sposa Maria Antonietta d'Austria con la quale instaura un rapporto non facile, dovuto al suo disinteresse e alla sua apatia, che ne mostrano subito la fiacchezza di carattere. Il suo compito, delicato e complesso, in un'epoca di crisi economica lo mette di fronte a difficili decisioni che spesso non riesce a prendere.
http://biografieonline.it/img/bio/Luigi_XVI_di_Francia_3.jpg
agosto 1774
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IL RE LUIGI XVI NOMINA CONTROLLORE GENERALE DELLE FINANZE IL FISIOCRATICO A.R.J.TURGOT:
Anne-Robert-Jacques Turgot (1727-1781) è stato un economista e filosofo francese di orientamento fisiocratico. Nell'agosto 1761 venne eletto intendente della genéralité di Limoges, che comprendeva alcune delle zone più subissate dalle tasse e le più povere di tutta la Francia. Poiché era seguace delle teorie economiche di Quesnay, cercò di applicarne i principi in queste province. La sua prima iniziativa fu istituire un nuovo catasto della regione, con lo scopo di stabilire una più equa tassazione, ottenendo una sostanziale riduzione fiscale della provincia. Una sua ulteriore riforma fu l'eliminazione dell'istituto della corvée con una tassa in moneta imposta su tutta la provincia, i cui ricavi vennero utilizzati per la costruzione e la manutenzione delle strade, permettendo così il progresso di vie di comunicazione che potessero incrementare il traffico di merci. Dal 20 luglio 1774 al 12 maggio 1776 fu Controllore generale delle Finanze durante il regno di Luigi XVI.
Dopo il ritiro dalla vita pubblica, si dedicò ai suoi studi e morì nel 1781.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c8/Anne_Robert_Jacques_Turgot.jpg
settembre 1774
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VENGONO PRESENTATE AL RE RIMOSTRANZE DA PARTE DELLA CORTE DEGLI AUSILI DI PARIGI (PRESIDENTE DELLA MALESHERBES) SUGLI ABUSI DELLA NOBILTÀ TERRIERA E DEI FÉRMIERS.
Malesherbes: Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes (1721-1794) è stato un giurista e politico francese.
Nato da un'importante famiglia della nobiltà di toga, fu nominato sostituto del procuratore generale del parlamento di Parigi nel 1741. Successivamente diventò consigliere nel 1744, primo presidente della Corte degli ausili di Parigi e direttore della Biblioteca, cioè responsabile della censura reale sulle stampe, posizione di cui si servì per sostenere l′Encyclopédie.
Quando nel 1771 il Re Luigi XV soppresse i Parlamenti, per solidarietà con i suoi colleghi Malesherbes scrisse una protesta, per cui fu esiliato da Parigi. Dopo la morte di Luigi XV divenne segretario di stato alla Maison du roi. Il suo ingresso al ministero, con quello di Turgot, suscitò l'entusiasmo dell'opinione liberale, ma rapidamente sopravvenne la disillusione.
Malesherbes, in seguito alla caduta del suo amico Turgot, diede le dimissioni.
La Convenzione si ricordò di lui in pieno Terrore: fu incarcerato con la famiglia e ghigliottinato il 22 aprile 1794.
Ottobre 1774
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IL RE DECIDE DI ACCOGLIERE LE RIMOSTRANZE DA PARTE DELLA CORTE DEGLI AUSILI DI PARIGI.
Novembre 1774
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IL RE SI RIFIUTA DI CONVOCARE IL PARLAMENTO DI PARIGI, NONOSTANTE LE INSISTENZE DI ALCUNI SUOI CONSIGLIERI.
novembre 1774
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ALCUNI CONSIGLIERI SOLLECITANO IL RE A CONVOCARE IL PARLAMENTO DI PARIGI
dicembre 1774
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PRIME RIFORME DI TURGOT :RIDUZIONE DELLE SPESE DEI MINISTERI,ABOLIZIONE DELLA “TAGLIA”,MAGGIORI CONTROLLI SULLA FERME GÉNÉRALE ,LIBERALIZZAZIONE DEL COMMERCIO DEI GRANI
Gennaio 1775
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IL RE ORDINA A TURGOT DI VARARE UNA RIFORMA DELLA FERME GÉNÉRALE.
L'esercito di amministratori preposto alla riscossione delle imposte dirette era costituito da 34 uffici di finanza, 32 tribunali di elezione, 450 ricevitori generali e 31 intendenti, che operavano attraverso uno stuolo di sottodelegati, si disputavano l'ammontare delle imposte dispiegando una innumerevole quantità di conflitti di competenza, giudiziari e amministrativi, rendendo impossibile il controllo dell'intera amministrazione, la tenuta di registri contabili e il flusso costante delle entrate.
La riscossione delle imposte indirette era data in appalto ogni sei anni a lotti (ferme générale} o singolarmente (fermes particulières) e assicurava allo Stato un introito immediato sul capitale versato in cauzione dagli appaltatori (fermiérs), ma questa procedura favoriva la speculazione. Infatti, al fine di raccogliere i capitali necessari per vincere le gare di appalto il fermiér ricorreva al prestito previsto, trasformandosi in un banchiere in grado di assicurare cospicui interessi ai suoi creditori. Egli cercava quindi in ogni modo di rifarsi sul contribuente estendendo al massimo la pressione fiscale.
marzo 1775
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GLI SCARSI RACCOLTI PROVOCANO SOMMOSSE POPOLARI CONTRO LA LIBERALIZZAZIONE DEL COMMERCIO DEI GRANI (“GUERRA DELLE FARINE”)
Giugno 1775 - Settembre 1775
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NUOVE RIFORME DI TURGOT: RIDUZIONE DELLE SPESE DELLA CORTE, RIDUZIONE DELLE CORVÉES SIGNORILI.
Luglio 1775
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IL RE, SU CONSIGLIO DI TURGOT, ORDINA L’INTERVENTO DELL’ESERCITO PER SEDARE LA “GUERRA DELLE FARINE”.
gennaio 1776
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TURGOT PRESENTA DUE NUOVI EDITTI:UNO SULLA SOSTITUZIONE DELLA CORVÉE REALE CON UNA IMPOSTA FONDIARIA;L’ALTRO SULLA SOPPRESSIONE DELLE CORPORAZIONI
1776 - 1785
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RIVOLUZIONE DEI TALENTI: LIBERTÀ DI CULTO, ISTITUZIONE DELLA PRIMA BANCA FRANCESE, ISTITUZIONE (TRASVERSALE) DI UN CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ISTITUZIONE, CREAZIONE DI UN CONSIGLIO DI IGIENE PUBBLICA.
Febbraio 1776
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SI LEVANO PROTESTE DA PARTE DEI NOBILI PROPRIETARI TERRIERI E DEI PADRONI DELLE MANIFATTURE CITTADINE.
Marzo 1776
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IL RE EMANA I DUE EDITTI NONOSTANTE LE PROTESTE.
1778
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TURGOT SI OPPONE ALL'INVITO DI AIUTO MILITARE AI COLONI AMERICANI.
1780
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ELIMINAZIONE DI TUTTE LE ESENZIONI DELLE TASSE
ELIMINAZIONE DELLE FEUDALITÀ
IMPOSTA FONDIARIA UNICA
ABOLIZIONE DELLA DECIMA
1781
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ESITO DELLA BATTAGLI DI YOURKTOWN? INDIPENDENZA AMERICANA?
1784
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IL PARTITO DELLA REGINA ORGANIZZA UNA COSPIRAZIONE CONTRO TURGOT.
1784
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TURGOT PREPARA LA RIFORMA AMMINISTRATIVA DEL REGNO, BASATA SU UN SISTEMA ARTICOLATO DI ASSEMBLEE RAPPRESENTATIVE LOCALI E GENERALI (MUNICIPALITÀ DEI DISTRETTI, DELLE PROVINCIE E NAZIONI).
La proposta di riforma fu formulata nel 1775 da Turgot e DuPont, ma non fu allora tradotta in pratica, né resa nota. Essa voleva realizzare un costituzionalismo razionale e discendente da un atto della volontà generale. […].
La riforma prevedeva che in ogni parrocchia si sarebbe costituita un’assemblea incaricata di raccogliere le imposte, sorvegliare lavori pubblici e pubblica assistenza. L’assemblea doveva essere composta dai proprietari immobiliari, senza distinzione di ordini, secondo la seguente quantificazione: un diritto di cittadinanza ogni 600 lire di reddito. Coloro il cui reddito fosse inferiore alla soglia prevista potevano riunirsi fino a raggiungerla per nominare un loro rappresentante con diritto di voto in assemblea. […]
Al di sopra di questo primo livello, si sarebbero create assemblee di “elezione”, con un rappresentante per ogni villaggio, paese e città, due per le città capoluogo e quattro per Parigi. Sopra ancora vi sarebbero state assemblee provinciali costituite con lo stesso criterio. Ultimo livello: “la Grande Municipalità” o “Municipalità Reale”, della quale avrebbero fatto parte un deputato per ogni assemblea provinciale e tutti i ministri. In questa sede il Re avrebbe comunicato gli impegni di spesa del governo, a cui l’assemblea avrebbe potuto aggiungere altre voci.
La riforma di Turgot e DuPont risolveva in un sol colpo tutti e due i problemi: quello della riforma fiscale insieme a quello del canale privilegiato per la consultazione nazionale.
Maggio 1784
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IL RE, PER PAURA DI NUOVE COSPIRAZIONI, NON VARA LA RIFORMA DELLE MUNICIPALITÀ E REVOCA ALCUNI PROVVEDIMENTI CHE DANNEGGIANO I NOBILI.
Maggio 1784
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IL RE DECIDE DI VARARE LA RIFORMA SULLA MUNICIPALITÀ NONOSTANTE LE MANOVRE DI CORTE
Maggio 1784
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CON LA R5IFORMA DELLE MUNICIPALITÀ SI REALIZZA UNA RIFORMA DI CONDIVISIONE DEI POTERI: LA FRANCIA DIVENTA UNA MONARCHIA COSTITUZIONALE.
La monarchia costituzionale è la forma di governo che storicamente nasce dal passaggio dallo Stato assoluto allo Stato liberale; ha avuto origine in Inghilterra in seguito alla Gloriosa rivoluzione e al Bill of Rights del 1689.
Nella monarchia costituzionale il sovrano regna, ma ha poteri limitati e stabiliti da una costituzione.
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dal sovrano e dal Parlamento; il sovrano è anche titolare del potere esecutivo, che viene però affidato a un Governo. Al sovrano spettano inoltre poteri rappresentativi e quelli di nomina di altre cariche, come quelle della magistratura. Il monarca concorre alla prassi legislativa attraverso il potere di nomina dei membri di una delle due Camere del Parlamento (Camera alta).
Il potere giudiziario viene amministrato da un corpo di funzionari a ciò preposti, i giudici, la cui indipendenza è garantita dal sovrano; essi amministrano la giustizia in suo nome.
Maggio 1784
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SENZA LA RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZE LOCAI NON C’É CONDIVISIONE DEI POTERI: LA FRANCIA REALIZZA UN DISPOTISMO ILLUMINATO.
Per dispotismo illuminato, anche detto assolutismo illuminato o riformatore, si intende una tipologia di governo monarchico nella quale il sovrano attuava una serie di riforme ispirate alla cultura illuminista: la sua opera era quindi indirizzata a far trionfare i principi della ragione. Legato alla cultura illuministica fu il progetto riformatore che da parte di alcuni sovrani settecenteschi venne attuato al fine di modernizzare lo Stato (migliorandone l'efficienza amministrativa, fiscale, militare...) e di raggiungere la "felicità pubblica". Il principale propositore di questo sistema in età illuminista fu Voltaire.
1774
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[…] Dopo quattro anni d’esilio Malesherbes ricomparve alla direzione della Corte dei sussidi e ripigliò con nuovo zelo e con una convinzione ancora più intera il suo sistema di riforma e di resistenza al potere reale. Dopo alcuni ringraziamenti al nuovo monarca, gli presentò le sue Rimostranze del 1774, nelle quali “tutte unisce le forze della sua ragione e della sua eloquenza per abbattere il dispotismo, e per chiamare gli sguardi della nazione sopra i diritti imprescrittibili” (Dubois). Dopo aver posto sotto gli occhi di Luigi XVI un quadro spaventevole, Malesherbes gli disse: “Il diritto di amministrare i suoi affari appartiene ad ogni corpo, ad ogni comunità; è il diritto naturale, il diritto della ragione … Da che i potenti ministri hanno convertito in un principio politico il non lasciar convocare l’assemblea nazionale, si giunse fino a dichiarare nulle le deliberazioni di un villaggio; è stato introdotto in Francia un governo più funesto che il dispotismo […]. Il mezzo più naturale è d’ascoltare la nazione stessa”.
1774
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“Vostra Maestà ha voluto permettermi di porle sotto gli occhi l’impegno che ha preso con se medesima, di sostenermi nell’esecuzione de’ disegni di economia che sono in ogni tempo, ed oggi più che mai, indispensabili. Io avrei voluto poterle svolgere le riflessioni che lo stato in cui si trovano le finanze mi suggerisce; il tempo non mel permette, ed io mi riservo di spiegarmi più lungamente quando avrò potuto procurarmi informazioni più esatte. Mi limito, Sire, in questo momento a ricordarvi queste tre parole:
Non bancarotta;
Non aumento d’imposte;
Non imprestiti;
Non bancarotta, né aperta, né mascherata sotto l’aspetto di riduzioni forzate.
Non aumento d’imposte, perché vi si oppone ugualmente la situazione de’ vostri popoli e il cuore di V.M.
Non imprestiti, perché ogni imprestito scema sempre il reddito libero, e dopo qualche tempo cagiona inevitabilmente la bancarotta o l’aumento delle imposte. In tempo di pace non conviene permettersi di torre ad imprestito, se non è per saldare debiti antichi, o rimborsare altri imprestiti contratti a più onerose condizioni.
Per adempiere a questi tre fini, non vi ha che un sol mezzo: ridurre la spesa al di sotto dell’entrata, ed abbastanza sotto per potere ogni anno risparmiare una ventina di milioni ad oggetto di rimborsare i debiti antichi. Senza di ciò, il primo colpo di cannone costringerebbe lo Stato a fallire.”
Novembre 1774
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La Maestà Vostra sa che uno de’ più grandi ostacoli all’economia è la molteplicità delle dimande, da cui è continuamente assalita, e che la troppo grande facilità de’ suoi predecessori ha sventuratamente incoraggiate.
Bisogna, o Sire, armarvi contro la vostra stessa bontà; considerare da dove venga questa danaro che voi potete distribuire ai vostri cortigiani, e comparare la miseria di coloro, ai quali bisogna qualche volta strapparlo colle più vigorose esecuzioni, collo stato anche di coloro che abbiano i maggiori titoli alle vostre liberalità.
Vi sono delle grazie, a cui si è creduto potersi più facilmente prestare, perché non cadono direttamente sul tesoro reale.
Di questo genere sono gli interessi, le partecipazioni secrete, i privilegi, e sono il genere più abusivo e pernicioso. Ogni profitto sopra le imposte, che non sia strettamente necessario per la loro riscossione, è una somma defraudata al sollievo de’ contribuenti ed ai bisogni dello Stato.
D’altronde, queste partecipazioni a’ profitti degli appaltatori sono una sorgente di corruzione alla nobiltà, e di vessazione al popolo, perché offrono a tutti gli abusi, occulte e potenti protezioni”.
Gennaio 1776
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“Dio, nel circondare di bisogni l’umana vita, ha reso necessario all’uomo il lavoro, ha fatto del diritto di lavorare la proprietà d’ogni uomo, la prima, la più sacra, la più imprescrivibile di tutte le proprietà. Noi riguardiamo come uno de’ primi doveri della nostra giustizia, e come uno fra gli atti più degni della nostra beneficenza, di affrancare i nostri sudditi da tutti i colpi portati finora su questo inalienabile diritto dell’umanità.
Vogliamo in conseguenza abrogare queste arbitrarie istituzioni che non permettono all’indigente di vivere col suo lavoro; che respingono un sesso a cui la sua debolezza ha creato maggiori bisogni e minore possibilità di soddisfarli; che, condannandolo ad una miseria inevitabile, sembrano volerne favorire la seduzione e la dissolutezza; che estinguono l’emulazione e l’industria, e rendono inutili i talenti di chiunque non sia ammesso ad una corporazione; che privano lo Stato e le arti di tutti i lumi di cui potrebbero gli stranieri arricchirli”.
Febbraio 1776
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Se si trattava di abolire la corvée, e sostituirle una contribuzione fondiaria, si rispondeva: “che il popolo francese è sempre ‘tagliabile’ e ‘corveabile’, che questa era costituzione fondamentale della Francia e il Re non aveva facoltà di mutarla; che la contribuzione proposta avrebbe umiliato la nobiltà, il più fermo appoggio al trono, ed inaspriti gli ecclesiastici, ministri sacri dell’altare, confondendoli tutti col popolo, il quale non aveva diritto a dolersi della corvée finchè non gli fosse mancato il suo vivere cotidiano”. Si rispondeva inoltre che le strade erano d’una utilità generale, che tutti i sudditi del Re eran tenuti a contribuirvi, gli uni col proprio danaro, gli altri col proprio lavoro.
Se si trattava di emancipare l’industria e il commercio dai vincoli del sistema proibitivo, si rispondeva: “Lo scopo che a V.M. si è detto di voler conseguire è quello di estendere e moltiplicare il commercio, liberandolo dagli impacci, dagli ostacoli, dalle proibizioni introdotte col regime regolamentario: or sappia, o Sire, che questi incomodi, questi ostacoli, queste proibizioni, formano appunto la gloria, la sicurezza, l’immensità del commercio francese”.
Se si trattava di abolire le corporazioni d’arti e mestieri, si rispondeva con grande amplificazione degli immensi disordini che l’economia del paese ne avrebbe risentito. “Ogni fabbricante, ogni artigiano, ogni operaio, si risguarderà d’ora in poi come un essere isolato, dipendente da se medesimo, e libero di aberrare sotto gli impulsi d’una imaginazione sovente sfrenata. Qualunque subordinazione sarà distrutta; non vi sarà più né peso né misura; la sete del guadagno animerà tutti gli opifizii, e, come l’onestà non è sempre la via più sicura per arrivare alla fortuna, il pubblico intero, i nazionali come gli stranieri, saranno sempre il zimbello de’ mezzi segreti, preparati con arte per accecarli e sedurli.” Abolire le corporazioni importava far passare all’estero gli operai più abili del paese; rovinare il credito e diminuire le mercedi; scagliare un colpo funesto all’agricoltura e spopolare le campagne; rincarare le derrate nelle città, produrvi la scarsezza, turbarvi l’ordine pubblico, ecc. ecc.
Maggio 1776
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Il 12 maggio 1776 Turgot viene licenziato. Non gli resta che scrivere al Re una lettera nella quale dice: “ Sua Maestà ha bisogno di una guida più lungimirante per evitare gli errori di Carlo I Stuart, finito decapitato, e del sanguinario Carlo IX. Non dimenticate mai, Sire, che è stata la debolezza a mettere la testa di Carlo I sul ceppo, e ancora la debolezza a far diventare Carlo IX crudele. […] Io non altro desidero se non che possiate sempre credere che avevo veduto male, e che vi mostravo pericoli chimerici. Non sia io pur mai giustificato dal tempo, e il vostro regno sia felice e tranquillo per voi e pei popoli vostri, quant’essi se lo promettono dai vostri principj di giustizia e di beneficenza”.
1784
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“La causa del male, Sire, sta in ciò, che la Francia non ha Costituzione. E’ una società composta di diversi ordini male uniti, e di un popolo i cui membri non hanno fra loro che pochi vincoli sociali; un popolo in conseguenza, presso il quale ciascuno è tutto occupato del proprio interesse esclusivamente; niuno s’impaccia dell’adempimento de’ propri doveri verso la società; per modo che in questa guerra perpetua di pretensioni e d’intraprese, che mai la ragione ed i lumi reciproci non han regolata, Vostra Maestà è costretta di tutto decidere da se stessa o per mezzo de’ suoi mandatarii. Si attendono vostri ordini speciali per contribuire al pubblico bene, per rispettare i diritti altrui, qualche volta ancora per usare de’ propri. Voi siete forzato di statuire sopra ogni cosa, e il più spesso per mezzo di volontà particolari; laddove Voi potreste, o Sire, governare alla maniera di Dio, per mezzo di leggi generali, qualora le parti integranti del vostro impero avessero un ordinamento regolare, ed un sistema di cognite relazioni”.